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Morale cattolica stravolta

collezionista di cadaveri, ed i satanisti come cultori della morte ] A MAOMETTO LE MOGLI PIACCIONO VIVE [ non esiste chi non crede in Dio, così come non esiste un pesce che non può credere nella esistenza del mare! il problema nasce, quando tu sai in modo intuitivo di dover andare all'inferno. Allora, dipende dal livello dei tuoi soldi e dal livello del tuo satanismo che possono succedere anche queste cose [ Texas, mistero al funerale: dalla bara scompare il corpo della 26enne Julie Mott ] Julie Mott, 26enne morta dopo le complicazioni dovute alla fibrosi cistica, è sparito. È stato rubato e nessuna telecamera di sorveglianza ha ripreso coloro che hanno trafugato la salma sabato scorso, subito dopo i funerali della ragazza. Il 15 agosto Julie avrebbe compiuto 26 anni, ma purtroppo, la malattia se l'è portata via prima che potesse arrivare a festeggiare il suo compleanno: è morta l'8 agosto, dopo aver lottato da quando aveva 2 anni contro una malattia che l'ha costretta per un lungo periodo della sua vita a fare la spola tra il letto di casa e gli ospedali. ] [ Per adesso la vicenda è avvolta nel mistero e in Texas la mente è tornata velocemente indietro nel tempo, a un altro sconvolgente fatto accaduto nel 1997 a Dallas: il corpo di Melinda Ann Lee, morta dopo un incidente stradale, venne trafugato dalla sua bara al Restland Memorial Park. I suoi resti non furono mai ritrovati.

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ci risiamo: Obama è UN PERVERTITO MENTALE SODOMA IDEOLOGIA DARWIN IN SUPER TECNOLOGICA EVOLUZIONE GENDER: [ questa è una informazione tendenziosa! ] Bagnasco, no alle Unioni civili: si riapre lo scontro. Maggioranza divisa, Ncd con i vescovi [ il matrimonio non è una unione civile: oppure un diritto civile, come convenzione giuridica, ma, il matrimonio è un diritto naturale, con proiezione procreativa, che soltanto un uomo ed una donna possono sposarsi, ma, i gay comunque possono vedere riconosciute e tutelate dalla legge le loro unioni, che, non possono mai essere l'Istituto Giuridico Naturale del Matrimonio.. IL PROBLEMA è CHE DOPO AVERE AMMESSO LA PEDOFILIA, VOI POTETE ANCHE CALPESTARE IL DIRITTO DEI BAMBINI AD AVERE UN VERO PADRE ED UNA VERA MADRE!
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SONO TERRORIZZATO CHE DEVE ESSERE, sempre, HOLLYWOOD A DIRE QUALE sia STATA LA Verità DELLA STORIA, cioè, COME SE schiere di Merkel Troika, signoraggio bancario alto tradimento Mario Monti, CORROTTI MASSONI DI: POLITICI STORICI E SCIENZIATI NON SIANO SUFFICIENTI! ] non c'è una pubblicità che può essere spesa per convincere la gente che l'11-09, non sia stato un auto attacco della CIA e del MOSSAD, per poter distruggere, insieme ad Arabia SAUDITA, Israele e tutti i cristiani di Africa, Asia e Medio Oriente! ] Casa Bianca, le foto inedite dell'11 settembre.
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Non solo la Grecia: gli altri Stati vicini al fallimento ] quello che le istituzioni massoniche sanno e fingono di non sapere, e che è filosoficamente impossibile che una Nazione possa fallire, se i massoni farisei non hanno fatto falso in Bilancio con tre truffe legalizzate 1. signoraggio bancario; 2. Debito Pubblico; 3. Riserva frazionaria, e che la Guardia di Finanza non può controllare nel FMI! [ QUESTI, NEI 2/3 DEL MONDO, HANNO IL COLTELLO DALLA PARTE DEL MANICO E DECIDONO LORO CHI FAR FALLIRE! OVVIAMENTE, SE NON ESISTEVA LA CINA? ANCHE LA RUSSIA SAREBBE FALLITA! E QUESTO è L'UNICO MOTIVO PER CUI, Sarà FATTA LA GUERRA MONDIALE NUCLEARE CONTRO CINA E RUSSIA ]
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I MASSONI FARISEI, DEMO PLUTO GIUDAICO MASSONE SONO IL NAZISMO CHE DEVE UCCIDERE Israele, Perché ISRAELE è UN OSTACOLO ALLA CONQUISTA ED ALLA SATANIZZAZIONE DEL GENERE UMANO! QUESTI OBAMA GENDER MERKEL TROIKA HANNO GIà NEGATO IL SUFFRAGIO UNIVERSALE ANCHE IN DONBASS, ECCO Perché LA MERKEL è IL NUOVO HITLER DELLA FINANZA MASSONICA: ALTO TRADIMENTO! ] PARIGI, 23 AGO - Le istituzioni europee, dopo l'accordo "imposto con la forza" alla Grecia, sono diventate "una macchina per annullare gli effetti del suffragio universale". Lo ha affermato l'ex ministro dell'Economia francese, Arnaud Montebourg, in un discorso alla Festa della Rosa, tradizionale appuntamento estivo dell'ala sinistra dei socialisti transalpini, a cui è presente anche Yanis Varoufakis, l'ex ministro delle finanze greco.
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CINA E RUSSIA ] sarebbe un grave errore strategico venire fisicamente in ARABIA SAUDITA, io intendevo dire che al topo Allah Akbar, piacciono molto i missili intercontinentali russi TOPOL ] [ BAGHDAD, 23 AGO - Sanguinoso attacco dei jihadisti dell'Isis in Iraq nella turbolenta provincia di al Anbar. Fonti ufficiali irachene hanno riferito che i miliziani dello Stato islamico hanno ucciso 17 soldati e 6 combattenti sunniti loro alleati nel distretto di Jaramshah, a nord del capoluogo Ramadi. Secondo le stesse fonti, i terroristi dell'Isis hanno compiuto la strage a colpi di mortaio e con un numero imprecisato di kamikaze che si sono fatti saltare in aria.
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CINA E RUSSIA ] se, voi distruggete con armi atomiche soltanto la ARABIA SAUDITA? QUESTO NON SCATENEREBBE UNA GUERRA NUCLEARE GLOBALE, CERTAMENTE!
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KING SAUDI SALMAN sharia califfato ] adesso lo sanno tutti, come satanista indemoniato tu hai più paura di Gesù Cristo, che non di Baal, infatti tutte le Chiese Cristiane? tu le hai distrutte prima! [ Cinque giorni dopo aver decapitato su una piazza pubblica di Palmira Khaled al Asaad, 81 anni, uno dei massimi esperti siriani di antichità ed ex direttore del sito archeologico locale, l'Isis ha distrutto uno dei principali templi dell'antica perla nel deserto siriano. E' quello di Baalshamin, a poche decine di metri dal teatro romano della città, dove la Stato islamico aveva inscenato alcune esecuzioni pubbliche. Anche questa volta a riferirlo è l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che cita alcuni residenti della città in fuga dalla furia assassina dei jihadisti. Il santuario di Baalshamin (Il signore del Cielo) è del secondo secolo dopo Cristo ed è dedicato ad una divinità asssimilabile a Mercurio. Al Asaad è stato barbaramente ucciso il 18 agosto: decapitato sulla pubblica piazza davanti al museo che per decenni ha diretto, e il suo cadavere appeso ad una colonna romana, suscitando durissime reazioni internazionali e un profondo sdegno in tutto il mondo.
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SE, ISRAELE SOPRAVVIVE A TUTTO QUESTO? PUò ESSERE SOLTANTO UN MIRACOLO! Ehud Barak è un satanista massone farisei Rothschild Enlightened SpA NWO 322 SACERDOTI DI SATANA KERRY BUSH! ] [ le sinistre IN GENERE, COME TSIPRAS IN GRECIA? sono i traditori del popolo, e i TRADITORI DELLA COSTITUZIONE, complici di: alto tradimento costituzionale sovranità monetaria, Rothschild Spa Merkel Troika OBAMA GENDER in tutto il mondo, loro sono Babilonia: 322 sacrifici umani sull'altare di satana, ed ogni forza anticristiana per distruggere definitivamente (anche servendosi degli islamici) ogni residuo di civiltà ebraico cristiana! ] QUESTA è LA BATTAGLIA DECISIVA TRA I MONDO DEI MOSTRI BILDENBERG, ED IL MONDO DEGLI UOMINI! [ TEL AVIV, 23 AGO - La leadership israeliana, a partire dal premier Benyamin Netanyahu, è descritta come furiosa contro l'ex ministro della difesa Ehud Barak per aver rivelato che in tre occasioni, tra 2010 e 2012, Israele su input dello stesso Netanyahu è stata sul punto di attaccare strutture nucleari iraniane. L'ex ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, ha accusato Barak di aver rivelato segreti di Stato. "Sono più che sorpreso", ha detto aggiungendo che tutto questo non fa che rafforzare l'Iran stesso. TEL AVIV, 9 GEN - Botta e risposta tra l'ex ministro della difesa (e in passato primo ministro) Ehud Barak e il premier Benyamin Netanyahu. Il primo ha sostenuto in una intervista al quotidiano Haaretz che la passività di Netanyahu sta portando Israele "al disastro". Il secondo ha replicato definendo "irresponsabili" i leader "della sinistra" come Barak, Livni e Herzog che "stanno ancora cercando di vendere alla gente il sogno di un nuovo Medio Oriente che invece si e' trasformato in un incubo".
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SIETE SOTTO LO SGUARDO ATTENTO DEL VOSTRO MESSIA ] NON è TIMIDO: Benyamin Netanyahu è UN KILLER INTELLIGENTE! SAPRà AGIRE AL MOMENTO GIUSTO! [ TEL AVIV, 3 DIC - "La verità è che dietro la sue parole isteriche abbiamo un premier che ha paura: paura dei suoi ministri e del mondo esterno. E per questo va sostituito". Cosi' l'ex ministro della Giustizia centrista Tizpi Livni - silurata ieri da Benyamin Netanyahu con il collega delle Finanze Yair Lapid - e' tornata all'attacco del primo ministro e leader della destra. "E' triste per me dire questo - ha aggiunto - perché è il primo ministro d'Israele e va rispettato ma abbiamo il dovere di rimpiazzarlo"
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ISIS Learning From Hamas Terror Tunnels

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Click here to watch: ISIS Underground Highway at America's Doorstep?

During the war with Israel last summer, Hamas dug tunnels under the Israel's border to kill, kidnap, and terrorize Israelis. Now, a new thriller warns that ISIS could use those same tactics to strike America. During the 50-day war, Hamas terrorists used an intricate series of tunnels to carry out sneak attacks. While IDF soldiers stopped those attacks, the tunnels shocked most Israelis to the core. The terror tunnels are designed to infiltrate Israeli communities close to the border with Gaza, which is about a mile away. Some of the tunnels are more than a mile long and 60 feet deep, with multiple exits. Clearly Hamas has been planning the tactic for a long time. The Israel Defense Forces destroyed many of the tunnels, but the frightening memory remains.

Watch Here

Now, a year later, Gordon, an Israeli-American, has written Day of the Dead, a thriller about those tunnels, which he says should be a wakeup call to America. "The country that is most vulnerable to that attack is my other homeland, the United States of America -- far more vulnerable because there are terrorist tunnels that exist already," Gordon explained. "They're called drug-smuggling tunnels, and they run from part of Mexico into California, to Arizona and to Texas," he said. A former FBI agent recently warned that those tunnels could be used as an underground highway for ISIS. Gordon says the drug tunnels could make an unholy alliance between ISIS and the Mexican drug cartels. "They don't even have to dig them; they just have to rent them from Mexican drug cartels," he continued. "They have billions of dollars; that's a language all the drug cartels understand." Gordon said ISIS studied Hamas last summer. "They watched what Hamas did. They saw why it failed. They know how it can succeed," he continued. "What people don't realize is the Middle East for ISIS is their R&D lab, their Silicon Valley, to what they want to do in the United States." Gordon said southern border cities and towns, like San Diego, are vulnerable. Source: CBN
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COLORO CHE IN PASSATO HANNO NEGATO LA ESISTENZA DI ISRAELE LO HANNO ATTACCATO, DOPOTUTTO, è LA SHARIA NAZISTA, CHE NEGA LA ESISTENZA DEL GENERE UMANO!
Iranian Official Says We ‘Reject the Existence of Any Israeli on this Earth’. A senior Iranian official, discussing alleged pressure on Tehran to change its genocidal policy, said the goal to annihilate the Jewish state has nothing to do with the nuclear deal. Hussein Sheikh al-Islam, an Iranian parliamentary adviser on International Affairs, confirmed Tehran’s goal to annihilate the Jewish state in an interview Wednesday with Al-Ressalah, a Hamas-affiliated news site.
“Iran diligently supports the resistance and its fighters [against Israel],” he stated, confirming Iran’s backing of Hamas and other Islamic terror groups.
Referring to the nuclear agreement with six global powers, led by the US, al-Islam said Iran rejected the connection made between the accord and the Islamic Republic’s support of regional terror.
“These powers admitted that the reason for their pressure on us is our position on Israel,” he told Al- Resalah. “We told them that we reject the existence of any Israeli on this earth.” US President Barack Obama, Secretary of State John Kerry and other senior American officials promoting the Iran nuclear deal have played down the danger to Israel – and the US – posed by the Iranian regime, which continues to state its objective to annihilate the Jewish state. Indeed, Supreme Leader Ayatollah Ali Khamenei several weeks ago published a book on how to destroy Israel. Nevertheless, US President Barack Obama has vowed to veto opposition to the nuclear agreement in a congressional vote scheduled for next month.

Obama to Israeli Students in 2013: ‘You Are Not Alone’
Yet as far back as March 2013, on a visit to Jerusalem, the American leader addressed Israeli university students at the International Convention Center, where he stated: “Make no mistake – those who adhere to the ideology of rejecting Israel’s right to exist, they might as well reject the earth beneath them or the sky above, because Israel is not going anywhere.  And today, I want to tell you — particularly the young people — so that there’s no mistake here, so long as there is a United States of America – Atem lo levad. You are not alone.” By: Terri Nir, United with Israel

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IN CASO DI NUOVO ATTACCO TUTTI I PALESTINESI DEVONO ESSERE DEPORTATI IN SIRIA! Israel Deploys Iron Dome Against Hamas Rockets in the South. Israel is taking no chances and deployed an Iron Dome system to thwart a pending rocket attack. Israele implementa Cupola di ferro contro razzi di Hamas nel sud
Israele sta correre rischi e implementato un sistema Iron Dome per contrastare un attacco missilistico in sospeso.
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Living Torah: Do Not Repeat King Solomon’s Mistake
 We don’t keep the Torah because we know, or don’t know, the reason behind the commandments. No one is wiser than God.
This week’s Torah portion is Shoftim (Deuteronomy 16:18 – 21:9), and in it we read about the mitzvah (commandment) to appoint a king. On that note, it is interesting to note that the Torah’s ideal form of governance is a combination of democracy, monarchy and theocracy. More about that another time.
The king had several rules he had to follow: He could not collect too many horses, he could not marry too many wives (a maximum of 18!), and he should not allow himself to get too wealthy. As the Torah says:
You shall surely appoint upon yourself a King whom the Lord your God will choose…only he should not accumulate a multitude of horses …and he should not have too many wives in order that they not cause his heart to go astray; and he should not have too much silver and gold…
Unfortunately, King Solomon slipped in some of the laws. The Midrash teaches that King Solomon created all types of excuses why the restrictions of a king do not apply to him. For example, we are told that Solomon thought to himself:
Why did God command that a King should not have too many wives? The Torah clearly says why: so that the king’s heart not go astray. This does not apply to me. I won’t be affected by my wives. They won’t influence me, I’ll influence them!
King Solomon ended up marrying a thousand wives. He was wrong. Solomon’s wives led him astray, even to the point of idolatry. They had a very detrimental effect upon him.
The lesson is clear. As the saying goes, “nobody is above the law,” and in this case, we are referring to the laws of the Torah. How many of us have transgressed Torah laws only because we claim to know the reason why God issued a prohibition and then rationalized that the reason no longer applies? Indeed, notice how the Torah does not often give the reason for its commandments. The purpose is usually hidden. The prohibition against a king marrying too many wives is one of the exceptions to the rule, and here the Torah actually does tell us why it is forbidden.
Avoid Rationalizing
If a person so great as King Solomon was wrong about the effect of ignoring a commandment whose reason is given, how much more so would we be wrong by trying to rationalize seemingly small transgressions when we don’t know the reasons they were given? For example, there are those who suggest that the reason the consumption of pork was forbidden was due to some type of health concern that no longer exists. As such, they argue, it should be permitted to eat pork nowadays. But where does the Torah give a reason for forbidding pork? Where does the Torah give a reason for any of the kosher laws, for that matter? It doesn’t. There are many more examples of this type of rationalization.
Bottom line: We don’t keep the Torah because we know, or don’t know, the reason behind the commandments. We keep the Torah because we are a holy nation that stood at Mount Sinai and was given a charge to live a certain way and to serve as a light unto the nations. Don’t make the mistake of Solomon. The Torah knows what’s best for us, and we should relish the opportunity to keep its commandments and serve God as He so decreed. Solomon may have been the wisest man ever, but no one is wiser than God. By Rabbi Ari Enkin, spiritual director, United with Israel
For more insights by Rabbi Ari Enkin on this week’s Torah reading, click on the links below:
http://unitedwithisrael.org/a-time-to-reflect-and-become-better-people/
http://unitedwithisrael.org/living-torah-a-jewish-army/
http://unitedwithisrael.org/the-pursuit-of-justice/
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Vivere Torah: Non ripetere errore di re Salomone
 Non teniamo la Torah, perché sappiamo, o non si sa, il motivo dietro i comandamenti. Nessuno è più saggio di Dio.
Porzione di Torah di questa settimana è Shoftim (Deuteronomio 16:18 - 21: 9), e in essa si legge sulla mitzvah (comandamento) di nominare un re. In tal senso, è interessante notare che la forma ideale della Torah di governo è una combinazione di democrazia, monarchia e la teocrazia. Di questo parleremo un'altra volta.
Il re aveva diverse regole che ha dovuto seguire: Egli non poteva raccogliere troppi cavalli, non poteva sposare troppe mogli, e non dovrebbe permettersi di arrivare troppo ricco (un massimo di 18!). Come la Torah dice:
Si deve sicuramente nominare su di te un re che il Signore tuo Dio avrà scelto ... solo lui non dovrebbe accumulare un gran numero di cavalli ... e lui non dovrebbe avere troppi mogli in modo che essi non causano il suo cuore per andare fuori strada; e lui non dovrebbe avere troppo argento e oro ...
Purtroppo, il re Salomone avanza alcune leggi. Il Midrash insegna che il re Salomone ha creato tutti i tipi di scuse perché le restrizioni di un re non si applicano a lui. Ad esempio, ci viene detto che Salomone pensò:
Perché Dio ordinerà che un re non dovrebbe avere troppi mogli? La Torah dice chiaramente perché: in modo che il cuore del re non andare fuori strada. Questo non si applica a me. Io non sarà influenzato dalle mie mogli. Non mi influenzano, io li influenzo!
Re Salomone finì per sposare un migliaio di mogli. Aveva torto. Mogli di Salomone lo ha portato fuori strada, fino al punto di idolatria. Avevano un effetto molto dannoso su di lui.
La lezione è chiara. Come dice il proverbio, "nessuno è al di sopra della legge", e in questo caso, ci si riferisce alle leggi della Torah. Quanti di noi hanno trasgredito le leggi della Torah solo perché si pretende di sapere il motivo per cui Dio ha emesso un divieto e poi razionalizzata che la ragione non è più valido? In effetti, si noti come la Torah spesso non dà la ragione per i suoi comandamenti. Lo scopo è di solito nascosto. La proibizione di sposare un re troppe mogli è una delle eccezioni alla regola, e qui la Torah fa effettivamente dirci perché è vietato.
Evitare Razionalizzare
Se una persona così grande re Salomone era sbagliato circa l'effetto di ignorare un comandamento la cui ragione è dato, quanto più dovremmo essere sbagliato cercando di razionalizzare apparentemente piccole trasgressioni quando non conosciamo le ragioni per cui sono stati dati? Per esempio, ci sono quelli che suggeriscono che il motivo il consumo di maiale è stato proibito era dovuto a qualche tipo di problema di salute che non esiste più. Come tali, essi sostengono, dovrebbe essere consentito di mangiare carne di maiale al giorno d'oggi. Ma da dove viene la Torah dà una ragione per proibire carne di maiale? Da dove viene la Torah dà una ragione per una delle leggi kosher, del resto? Non è così. Ci sono molti altri esempi di questo tipo di razionalizzazione.
Linea di fondo: Non teniamo la Torah, perché sappiamo, o non si sa, il motivo dietro i comandamenti. Manteniamo la Torah perché siamo una nazione santa che si trovava sul Monte Sinai e si è dato una carica di vivere in un certo modo e per servire come una luce per le nazioni. Non fare l'errore di Salomone. La Torah sa cosa è meglio per noi, e noi dobbiamo apprezzare l'opportunità di mantenere i suoi comandamenti e servire Dio come Egli così decretato. Solomon potrebbe essere stato l'uomo più saggio mai, ma nessuno è più saggio di Dio. Dal rabbino Ari Enkin, direttore spirituale, Stati con Israele
Per ulteriori approfondimenti di rabbino Ari Enkin su di questa settimana Torah lettura, clicca sui link sottostanti:
http://unitedwithisrael.org/a-time-to-reflect-and-become-better-people/
http://unitedwithisrael.org/living-torah-a-jewish-army/
http://unitedwithisrael.org/the-pursuit-of-justice/
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SE NON POTEVA SALOMONE ESSERE SOPRA LA LEGGE, POI, PER QUESTO ANCHE MAOMETTO HA SBAGLIATO!
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CHI ACCENDE IL FUOCO, ED I PALESTINESI LO HANNO ACCESO, POI, LORO PAGHERANNO IL PREZZO DEL SANGUE, La FINIRANNO LE NAZIONI CHE GIACCIONO NELLA TENEBRE, e non guardano al genocidio islamico dei cristiani nel mondo, DI DIFENDERE GLI ASSASSINI islamici! ] [ Palestinian Terror Attacks Injure 3 Israelis Including Baby
Three Israelis, including a toddler, were wounded in two separate terror attacks in the area of Jerusalem, within hours of each other. Attacchi terroristici palestinesi feriscono tre israeliani compreso bambino
Tre israeliani, tra cui un bambino, sono stati feriti in due attacchi terroristici dislocati nella zona di Gerusalemme, a poche ore l'uno dall'altro.
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se ARABIA SAUDITA sharia, LEGA ARABA OCI, non risolve la questione ebraica delle 12 Tribù di ISRAELE, e non rimuove la sharia, questa storia può terminare soltanto con la morte di entrambi i contendenti! ] Hamas Claims ‘Positive Contacts’ with Israel but Attacks will Continue
Hamas leader Khaled Mashaal says long-term ceasefire negotiations with Israel "seem positive" but implies that terror attacks will continue outside of Gaza.
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Iran Deal is Good? Iranian Leader Khamenei Calls on Islamic Nations to Unite Against US, Israel! ] uk iran open [ Iranian Protesters Storm British Embassy 4 Years Ago. Today it Reopened Thanks to the Iran Deal.
Click here to watch: Iranian Leader Khamenei Wastes No Time in Stirring Up the Masses Against USA, & Israel!
Ayatollah Ali Khamenei, Iran’s supreme religious leader, on Saturday called on the Islamic nations to unite in the face of the world’s “bullies” and greatest enemies: the U.S. and Israel.
Mr. Khamenei accused the U.S. of seeking to incite “third-party” states against the Islamic Republic but said “such third parties are only deceived puppets,” Iran’s Fars news agency reported.
He argued that the bullying powers are conspiring “against the [Koran] and not Shiism and Iran, because they know that the [Koran] and Islam are the center of awakening nations.”
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Mr. Khamenei added that Iranians chant slogans like “death to America, death to Israel” because they have “realized that their real stubborn enemy is the world arrogance of Zionism,” the Times of Israel reported.
Speaking to Iranian officials in charge of the Hajj — the massive annual Muslim pilgrimage to Mecca — Mr. Khamenei said the pilgrimage was the perfect opportunity for Iranians to convey his message to other Muslims and encourage Islamic unity.
Source: The Washington Times
L'Iran affare è buono? Leader iraniano Khamenei invita Nazioni islamici ad unirsi contro Stati Uniti, Israele! ] Uk iran aprire [manifestanti iraniani Tempesta Ambasciata britannica 4 anni fa. Oggi Riaperto Grazie alla all'Iran Deal.
Clicca qui per vedere: leader iraniano Khamenei non perde tempo nel fomentare le masse contro Stati Uniti d'America, e Israele!
L'ayatollah Ali Khamenei, leader religioso supremo dell'Iran, il Sabato ha invitato le nazioni islamiche a unirsi a fronte di "bulli" del mondo e le più grandi nemici: gli Stati Uniti e Israele.
Khamenei ha accusato gli Stati Uniti di cercare di incitare gli stati "terzi" contro la Repubblica islamica, ma ha detto "i terzi sono ingannati solo burattini", ha riferito l'agenzia di stampa Fars dell'Iran.
Egli ha sostenuto che i poteri di bullismo cospirano "contro il [Corano] e non sciismo e l'Iran, perché sanno che la [Corano] e l'Islam sono il centro delle nazioni risveglio".
Guarda qui
Khamenei ha aggiunto che gli iraniani cantano slogan come "morte all'America, morte a Israele" perché hanno "capito che il loro vero nemico ostinato è l'arroganza mondo del sionismo", il Times ha riferito di Israele.
Parlando ai funzionari iraniani incaricati del Hajj - il massiccio pellegrinaggio musulmano annuale alla Mecca - Khamenei ha detto che il pellegrinaggio è stata l'occasione perfetta per gli iraniani per trasmettere il suo messaggio ad altri musulmani e incoraggiare l'unità islamica.
Fonte: The Washington Times





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Tuttavia la vicenda ha delle cause ben precise. In coerenza con il credo religioso i proprietari del Chymorvah Hotel da 25 anni hanno adottato all' interno dell'hotel la seguente regola: solo le coppie regolarmente sposate possono dividere una camera matrimoniale, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. In tal senso i coniugi Bull, ignari del fatto che la prenotazione di una camera doppia fosse stata fatta da una coppia omosessuale, non avevano fatto altro che applicare il principio che da sempre vigeva all'interno dell' hotel. Cosi quando Steven Preddy e il suo compagno Martyn Hall si presentarono al Chymorvah Hotel furono pregati di rispettare le "regole della casa" e alloggiare in due stanze singole invece che nella matrimoniale. Per tutta risposta la coppia omosessuale abbandonò l'albergo furibonda accusando i coniugi Bull di discriminazione sessuale e promettendo che la vicenda non si sarebbe chiusa li. Dalle parole ai fatti e così i Bull furono citati in giudizio per danni dalla coppia omosessuale e condannati prima dal tribunale di Bristol, successivamente dalla Corte d'Appello e ora dalla Corte Suprema che con la sua sentenza mette la parola fine sulla vicenda.
La signora Bull, non appena appresa la condanna definitiva, ha espresso il suo disappunto al "Daily Mail" dichiarando: «siamo profondamente delusi e amareggiati dalla sentenza perché io e mio marito siamo solo dei semplici cristiani che credono nell'importanza del matrimonio come unione di un uomo e una donna e questo convincimento non è basato sull'ostilità nei confronti di nessuno. La Gran Bretagna dovrebbe essere un paese di libertà e tolleranza, ma sembra che il credo religioso sia destinato a passare sempre in secondo piano di fronte all'esigenza del "politicamente corretto ad ogni costo"(,), ma i giudici hanno, non solo eluso il problema, ma anche rafforzato la convinzione che i diritti dei gay debbano trionfare sempre e comunque».
Purtroppo per i coraggiosi coniugi Bull oltre i danni si è aggiunta anche la beffa dal momento che si sono trovati improvvisamente, loro malgrado, al centro di una persecuzione morale che non gli ha risparmiato atti vandalici e minacce di morte. Il boicottaggio mediatico scatenatosi nei loro confronti ha portato ad un drastico calo nelle prenotazioni e alla fine, lo scorso settembre, la coppia è stata costretta a chiudere la loro trentennale attività del Chymorvah Hotel. Tuttavia la signora Bull, consapevole di aver agito secondo coscienza, non è pentita ed ha cosi tenuto a precisare: «non abbiamo rimpianti per quello che abbiamo fatto e non ci vergogneremo mai delle nostre convinzioni religiose». Mike Judge, portavoce del "Christian Institute", che si è fatto carico delle spese legali del processo ha denunciato il clima di intolleranza anti,cristiano sottolineando come la decisione della Corte Suprema rappresenti l'ennesimo «schiaffo in faccia ai cristiani». Questa nuova, triste ed allarmante, vicenda, conferma il clima di repressione e intolleranza nei confronti di coloro che, in nome del loro credo religioso, si oppongono alla dittatura omosessualista rivendicando l'unicità del matrimonio tra un uomo ed una donna. (Lupo Glori)


3 alleluia

18 settembre 2013. Secondo un rapporto, metà dei "ribelli" sono di al Qaeda o estremisti islamici (di Mauro Faverzani) Il mondo ha saputo del rapporto stilato dagli ispettori dell'Onu circa l'utilizzo di armi chimiche alle porte di Damasco lo scorso 21 agosto, rapporto che comunque non individua i responsabili dell'attacco. Decisamente meno noto, invece, ma non meno importante appare uno studio condotto dall'IHS Jane's, la società di consulenza britannica specializzata in temi relativi alla Difesa.
Secondo tale documento, stilato sulla base di testimonianze e di fonti d'intelligence e pubblicato dal quotidiano "The Daily Telegraph", la metà dei circa 100 mila "ribelli", che ‒ frammentati in mille differenti gruppi ‒ combattono contro il regime siriano, sarebbe jihadista o apparterrebbe al fanatismo islamico. In particolare, 10 mila di loro sarebbero emanazione diretta o comunque collegati ad al Qaeda: loro scopo sarebbe quello di fare della Siria un "emirato" in seno ad un "califfato" islamico, esteso all'intera regione; tra i 30 ed i 35 mila sarebbero invece membri di gruppi di estremisti islamici, focalizzati sul conflitto locale e senza altre prospettive geo,politiche di medio,larga scala; almeno altri 30 mila apparterrebbero a gruppi, pure islamici, definiti però più "moderati".
Solo un'esigua minoranza di combattenti apparterrebbe a gruppi non islamici o nazionalisti. Non a caso in un discorso audio, diffuso in occasione dell'anniversario degli attacchi dell'11 settembre, il capo della rete al Qaeda, Ayman al,Zawahiri, ha raccomandato ai militanti islamici in Siria di non stringere alleanze con chi sia sostenuto dagli Stati arabi del Golfo e dai Paesi occidentali, monito che riflette le profonde rivalità tra fazioni, in competizione tra loro ed unite soltanto dall'odio contro le shabiha, le milizie pro,Assad, accusate d'esser nemiche dello "Stato islamico", nonché dalla sete di potere e di controllo sulle popolazioni delle zone ove esse operano.
Le truppe legate ad al Qaeda sono quelle meglio organizzate, meglio armate, meglio pagate e meglio inserite nel tessuto sociale: il loro enorme potere economico consente di conquistare la simpatia ed il sostegno della gente povera, affamata, malata e stremata dal conflitto, distribuendo cibo e medicine agli adulti, oltre a giocattoli per i bambini, assieme però all'immancabile propaganda islamista. A tal scopo uno di questi gruppi, l'Eil, sigla che sta per Stato islamico in Iraq e in Oriente, ha lanciato un vero e proprio programma di "indottrinamento" dei civili, per "rieducare" i musulmani sunniti siriani più moderati ad un'interpretazione radicale e dura dell'islam. Senza dimenticare la propaganda anti,Assad, scatenata da al Qaeda in Occidente, propaganda che pare abbia già prodotto i propri frutti, fors'anche sin troppo copiosi ed insperati, senz'altro oltre ogni aspettativa anche nell'Occidente cristiano. (Mauro Faverzani)


4 alleluia

10 luglio 2013. Si dica la verità sulle "primavere arabe" (di Danilo Quinto) Tre settimane fa, intervenendo alla Camera sulle proteste in corso in Turchia, il Ministro degli Esteri italiano dichiarava: «Ma quale primavera araba? Piazza Taksim non è piazza Tahrir. E i turchi non sono arabi». Come a dire: non toccate le rivolte dei Paesi arabi, libere e democratiche e non le paragonate con niente e nessuno. «Il regime mantiene pieno controllo sull'economia, sui servizi segreti, sulla tv. Però resto ottimista su ciò che sta accadendo nella società. La democrazia non è un concetto, ma un processo: e ogni giorno si registrano novità impensabili fino a pochi mesi fa», diceva la Bonino quando in Egitto c'era ancora Mubarak e i "Fratelli Musulmani" si preparavano a conquistare il potere. «Fino ad oggi, aggiungeva ‒ si andava in piazza contro Israele, la guerra in Iraq, gli Stati Uniti, ma ora si manifesta per le riforme». Le riforme, appunto.
Come la Dichiarazione costituzionale con la quale Morsi, qualche settimana prima della sua deposizione, si appropriava di poteri assoluti maggiori di quelli di Mubarak. Bel risultato, le "primavere arabe". In Tunisia, il Governo provvisorio è dominato dagli islamisti Ennahda (Fratelli Musulmani). In Libia, dopo la caduta di Gheddafi, si scontrano centinaia di bande armate. In Egitto, si va verso la guerra civile. In tutti e tre i Paesi, la situazione economica costringe alla fame una vasta parte della popolazione. La Bonino anche oggi è ottimista. «In Egitto, dice ‒ si confronta una significativa parte di popolazione che considera gli eventi in corso come una fase della rivoluzione che corregge le storture recenti e un'altra parte che li ritiene un passo indietro della transizione democratica, ponendo limitazioni di libertà ai membri della Fratellanza».
Resta un aspetto di verità da chiarire. Chi ha favorito le "primavere arabe" e soprattutto chi ha consentito che l'organizzazione integralista ed eversiva del "Fratelli Musulmani" prendesse il sopravvento, in Egitto e altrove? Su questo punto è illuminante un articolo che è comparso sulla rivista "Eurasia" il 13 maggio 2012, a firma Claudio Mutti, intitolato Il Mediterraneo tra l'Eurasia e l'Occidente. Si legge: «Lo stesso "New York Times" ha riconosciuto che alcuni movimenti e capi direttamente impegnati nelle rivolte del 2011 nel Nordafrica e in Medio Oriente (,) hanno ricevuto addestramento e finanziamenti dall'International Republican Institute, dal National Democratic Institute e da Freedom House. Quest'ultima organizzazione, in particolare, nel 2010 aveva accolto negli USA un gruppo di attivisti egiziani e tunisini, per insegnar loro a 'trarre beneficio dalle opportunità della rete attraverso l'interazione con Washington, le organizzazioni internazionali e i media'». Si aggiunge che il National Endowment for Democracy ha comunicato di aver versato nel 2010 più di un milione e mezzo di dollari ad organizzazioni egiziane impegnate nella difesa dei "diritti umani" e nella promozione dei valori democratici.
Si afferma che ai finanziamenti del NED e di altri enti statali americani si sono aggiunti i fondi stanziati dalla Open Society Foundation di George Soros, che nel 2010 ha finanziato organizzazioni e movimenti in tutto il mondo arabo e in particolare in Egitto e in Tunisia. «Se poi si risale al 2009 e ci si limita a considerare l'Egitto, conclude l'articolo di "Eurasia" ‒ il bilancio dei fondi dell'USAID destinati alle organizzazioni democratiche e dei diritti umani ammonta complessivamente a 62.334.187 dollari».
È facile, a questo punto, comprendere chi c'è dietro le cosiddette "primavere arabe", quali sono i presupposti su cui sono nate e quali sono gli interessi coperti dai Governi occidentali. Senza approfondire questa realtà, nessuna politica europea seria è possibile, perché si fonderebbe sull'ipocrisia e sul nascondimento della verità. (Danilo Quinto)


5 alleluia

12 giugno 2013 "Primavera" o "contraddizione" turca? (di Roberto de Mattei) Fino a qualche settimana fa la Turchia di Erdogan era presentata dalla stampa occidentale come una potenza in forte espansione economica, garante della democrazia nell'area medio,orientale e destinata ad entrare presto nell'Unione Europea. Ma nella notte tra il 30 e il 31 maggio è venuta alla luce una realtà che non può più essere occultata dai mass,media. La Turchia è un paese instabile, dall'incerto futuro, e ciò che la scuote, non ha niente a che vedere con la falsa primavera araba del 2011 e neppure con l'autentica "primavera latina" del 2013. La rivolta contro le ruspe di piazza Taksim non è la protesta ecologica contro il progetto governativo di distruzione di un parco, ma non è neppure una lotta per gli ideali della democrazia: è invece la spaccatura tra le due anime irreconciliabili della Turchia: quella secolare e laicista, che si richiama alla dittatura di Kemal Ataturk e quella islamica e neo,ottomana di Erdogan, che governa il Paese, con pugno di ferro da undici anni. Se il fondatore della Turchia moderna Mustafa Kemal Ataturk, dopo la Prima Guerra mondiale, volle recidere ogni legame con il passato ottomano, a partire dagli anni Novanta, in nome di una "Rivoluzione culturale" di stampo massonico e illuminista, l'islamismo è tornato con prepotenza sulla scena politica turca. I capi di governo e di Stato che oggi guidano il Paese, Recep Tayyp Erdogan e Abdullah Gül, sono due discepoli di Necmettin Erbakan, l'artefice di un movimento di reislamizzazione che travalica i confini della Turchia e si estende a tutta l'emigrazione turca in Occidente.
La reintroduzione del velo prescritto dalla sharī'a, il divieto di effusioni nei luoghi pubblici e le misure restrittive per la vendita degli alcoolici sono state le gocce che hanno fatto esplodere il vaso del malcontento popolare, soprattutto giovanile. Ma chi protesta contro Erdogan ha la sua sola speranza in un ritorno sulla scena dei militari, i custodi più ortodossi del "kemalismo". Erdogan si è servito dell'Unione Europea per smantellare il potere delle forze armate e permettere alla Turchia di ritrovare la sua identità islamica, cancellata da Atatürk. L'Unione Europea richiede infatti, come condizione per il suo ingresso nelle istituzioni comunitarie, l'allineamento agli "standard democratici" occidentali violati dall'arbitrio dei militari. Ma per la Turchia la "democratizzazione" di Erdogan ha significato la re,islamizzazione del Paese, che vanta oggi il record di moschee, di minareti e di Imam nell'area centro,asiatica.
Gli Stati Uniti e i principali Paesi occidentali, compresa l'Italia, premono per un ingresso della Turchia nell'Unione Europea. Ma se ciò accadesse, l'Europa avrebbe tra i suoi Stati membri un Paese divenuto islamico, proprio grazie al rispetto di quelle regole democratiche, che in Turchia hanno portato al potere, e stanno consolidando, il fondamentalismo. La Turchia rappresenterebbe un'enclave islamica in Europa, non attraverso le sue minoranze immigrate nel continente europeo, ma in quanto Stato dell'Unione, sullo stesso piano degli altri Paesi che ne sono membri.
E poiché l'UE attribuisce agli Stati membri un peso politico proporzionale a quello demografico, la Turchia, con oltre 80 milioni di abitanti, sarebbe il paese con il maggior numero di parlamentari europei, divenendo l'ago della bilancia della politica interna ed estera del nostro continente. Intanto Erdogan, che fino a ieri appoggiava la rivolta dei Fratelli Musulmani in Siria, accusa i manifestanti turchi di essere guidati da "gruppi estremisti" e "collegati con l'estero", proprio come secondo il presidente Assad avviene in Siria. Quel che sta accadendo, insomma, più che una primavera, può essere definita un'insanabile "contraddizione" turca. (Roberto de Mattei)

6 alleluia

La posta in gioco in Siria.
(di Valentina Colombo) Lo scorso 7 giugno, Mahmoud Abdel Gawad, inviato diplomatico dell'università islamica di al,Azhar al Cairo, ha dichiarato che l'istituzione cui appartiene si attende un passo avanti da Papa Francesco per potere riaprire un dialogo interrotto nel gennaio 2011 con Benedetto XVI.
In questa occasione Gawad suggeriva al Santo Padre di dichiarare pubblicamente che l'islam è una religione di pace. La sua richiesta cozza di fatto contro le notizie che ogni giorno arrivano dal Medio Oriente che a partire dall'inizio della cosiddetta "primavera araba" ha visto i movimenti legati all'estremismo islamico, dai "moderati" Fratelli musulmani ai salafiti, governare le sorti di paesi come l'Egitto e la Tunisia a scapito dei cittadini ordinari, anch'essi musulmani, che si vedono ogni giorno privati delle libertà fondamentali in nome della religione. La richiesta del diplomatico egiziano risulta ancora più azzardata nel momento in cui le principali autorità sunnite e sciite hanno dichiarato aperto il jihad in Siria.
Il 12 giugno scorso si è tenuto al Cairo un congresso dei principali leader sunniti, capitanati da Yusuf al,Qaradawi, il teologo di riferimento dei Fratelli musulmani, per dibattere della crisi siriana. Durante il dibattito la parola jihad, intesa come "sforzo militare", è stata la più usata. Il predicatore Muhammad Hassan ha affermato che «il jihad è necessario per i fratelli in Siria, jihad con la mente, con il denaro e con le armi, tutte le forme di jihad». D'altronde già il 2 giugno Yusuf al,Qaradawi aveva dichiarato aperto il jihad contro Hezbollah e Assad: «Ogni musulmano addestrato al combattimento e in grado di farlo deve rendersi disponibile».
La posta in gioco in Siria è alta. Non si tratta più, come sembrava nel 2011, di una battaglia, meglio una guerra, per spodestare uno dei più feroci tiranni della zona, bensì di una lotta fratricida islamica tra sunniti e sciiti, a scapito della maggior parte dei cittadini. Lo scontro in Siria vede da un lato l'asse sciita (regime di Assad, Hezbollah, Iran), sotto l'egida della Russia, e dall'altro l'asse sunnita (il movimento globale dei Fratelli musulmani, dei salafiti e dei jihadisti puri), sponsorizzato dagli Stati Uniti che vedono di buon grado la "moderazione" della Fratellanza.
La situazione siriana sta mettendo in luce la profonda schizofrenia del mondo islamico ufficiale che nei rapporti con l'esterno vuole apparire unito e rassicurante, ma al proprio interno è lacerato e ricorre alla violenza contro il proprio simile. I paesi che hanno per primi sperimentato la cosiddetta "primavera" araba vivono una profonda crisi e gli islamisti al potere sono alla resa dei conti. Al Cairo il 30 giugno prossimo è prevista una manifestazione di massa contro il presidente Morsi organizzata dal movimento Tamarrud, ovvero ribellione, che nelle ultime settimane ha raccolto in tutto il paese firme contro il Presidente accusato di non agire per gli interessi dei cittadini, ma solo per gli interessi dei Fratelli musulmani.
In Egitto la situazione presente vede i cittadini privati quotidianamente dell'elettricità, dei beni primari, ma soprattutto della tanto agognata libertà. Ancora una volta la schizofrenia del mondo islamico, in questo caso di al,Azhar, vale a richiedere dichiarazioni a Papa Francesco a patto che non si intrometta nelle questioni interne quali la condizione dei cristiani in Egitto, ma non pensa alla miseria degli egiziani e dei musulmani più prossimi. È come se si volesse guardare lontano per non vedere nel proprio cuore, è come se si volesse guardare la pagliuzza per non vedere la trave nel proprio occhio. Si guarda alla fantomatica umma, ma non si guarda ai musulmani. È lo stesso errore compiuto dal presidente americano Obama nel giugno 2009 quando dal Cairo si rivolse alla umma, ai musulmani, e non al Medio Oriente nel sua poliedricità e complessità. (Valentina Colombo)


7 alleluia

05 marzo 2013. Che cosa si aspetta l'Islam dal Conclave (di Valentina Colombo) «Pensiamo al futuro e aspettiamo di aprire una nuova pagina nei rapporti tra Chiesa cattolica e Islam. Attendiamo fiduciosi». Queste le parole di Abdullah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d'Italia della Grande moschea di Roma di nazionalità marocchina, a seguito delle dimissioni di Papa Benedetto XVI e in vista dell'elezione del nuovo Papa. Redouane ha altresì dichiarato: «Il passato è passato, e dobbiamo lasciarlo agli storici. Dobbiamo invece individuare una nuova metodologia per potere portare avanti il dialogo tra Chiesa cattolica e mondo musulmano».
I riferimenti al passato sono vaghi, ma assumono una chiarezza straordinaria nelle varie dichiarazioni provenienti dai principali esponenti del mondo islamico. I primi commenti si levano dall'Università islamica di al,Azhar al Cairo, istituzione che spesso viene definita il Vaticano dell'islam nonostante l'islam non possa vantare un'autorità simile a quella del Papa. Ebbene in nome di Ahmad al,Tayyeb, gran imam di al,Azhar, Mahmud Azab, responsabile per il dialogo interreligioso dell'università che nel gennaio 2011 ha rotto ufficialmente ogni rapporto con il Vaticano, ha commentato: «La ripresa dei rapporti con il Vaticano dipenderà dalla nuova atmosfera creata dal nuovo Papa. L'iniziativa è nelle mani del Vaticano». Anche Yusuf al,Qaradawi, leader spirituale dei Fratelli musulmani, è stato molto chiaro: «Ora, Dio ha voluto che riprendiamo il dialogo, dopo l'elezione del nuovo Papa». Ancora più esplicito è lo studioso di al,Azhar Mahmud Ashur: «Il nuovo Papa non deve attaccare l'islam». È evidente che Benedetto XVI è considerato un referente scomodo nel suo perenne richiamo alla verità costi quel che costi. A questo punto, per meglio comprendere i commenti seguiti alle sue dimissioni, vale la pena ripercorrere i momenti salienti dei rapporti tra Ratzinger e l'islam. Tutto inizia il 12 settembre 2006 con la Lectio Magistralis all'Università di Ratisbona durante la quale il Santo Padre, riferendosi a Manuele II Paleologo, affermò: nel settimo colloquio (διάλεξις, controversia) edito dal prof. Khoury, ricorda come l'imperatore, toccando il tema della jihād, la guerra santa islamica, si rivolgesse al suo interlocutore con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava».
L'imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell'anima. «Dio non si compiace del sangue ‒ egli dice ‒, non agire secondo ragione, σὺν λόγω, è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia,». La citazione scatena le ire del mondo islamico, istituzionale e non. Il 17 settembre, durante l'Angelus, Benedetto XVI ribadisce: «Il mio era un invito al dialogo franco e sincero. (,) Spero che questo valga a placare gli animi». Un dialogo franco e sincero che non si nasconde dietro i fatti, le evidenze storiche e le mezze parole.
Atteggiamento questo che, a quanto pare, non è piaciuto alla maggior parte delle "autorità" islamiche. Le tensioni seguite a Ratisbona hanno visto il Pontefice rendere visita, il 30 novembre 2006, alla Moschea Blu di Istanbul e rivolgersi al Gran Mufti di Istanbul con il seguente auspicio: «Speriamo di trovare insieme strade di pace e di fratellanza per aiutare l'umanità». Benedetto XVI nel corso della visita si era anche raccolto in preghiera con il Mufti per circa un minuto.
Il 6 novembre 2007 il Santo Padre ha addirittura accolto in Vaticano il re dell'Arabia Saudita, Abdullah. Il Pontefice aveva donato al re una grande stampa del 1550 con alcune incisioni e l'immagine del Vaticano, oltre alla medaglia d'oro del Pontificato. Il re, che ricopre l'alta carica religiosa di Custode delle due Sacre Moschee della Mecca e di Medina, ha ricambiato con una scultura d'oro e d'argento raffigurante una palma e un cammello e una spada d'oro con alcune pietre preziose e il fodero interamente in oro. Ha regalato quella spada che tanto non era piaciuta nel discorso di Ratisbona. Un'altra battuta d'arresto nei rapporti tra la Santa Sede e il mondo islamico, si è avuta nel gennaio 2011. Al termine di una "riunione d'emergenza" dell'Accademia per la ricerca islamica, il consiglio di esperti religiosi di Al,Azhar, il segretario generale ha dichiarato: «La decisione votata all'unanimità si inserisce nel quadro delle ripetute dichiarazioni insultanti del papa del Vaticano contro l'Islam e le sue affermazioni che i musulmani discriminano i fedeli di altri credi». Mahmud Azab, che oggi attende il cambio al vertice della Chiesa, aveva aggiunto che la posizione del Vaticano «è lontana dalla verità e rappresenta un'inaccettabile ingerenza negli affari interni dei Paesi islamici». Una spaccatura era nell'aria. Nel Capodanno dello stesso anno, poche ore dopo la strage di 23 fedeli copti ad Alessandria, Benedetto XVI aveva chiesto ai leader della regione «un impegno costante e concreto» in difesa dei cristiani, citando i recenti attacchi in Egitto, Iraq e Nigeria. Dieci giorni dopo aveva ribadito «l'urgente bisogno per i governi di adottare misure efficaci per difendere le minoranze religiose». E se al primo appello il Cairo aveva risposto con il ministro degli Esteri Ahmed Abul Gheit che disse: «Gli stranieri non si immischino», al secondo Mubarak aveva richiamato l'ambasciatore in Vaticano «per consultazioni». Durante la recente visita in Libano, Benedetto XVI ha auspicato che «musulmani e cristiani si uniscano per mettere fine alla violenza e alle guerre», ma questo si potrà realizzare solo nella reciproca comprensione e nell'accettazione delle critiche costruttive.
I rappresentanti dell'islam dovrebbero iniziare a fare autocritica e ammettere, come hanno fatto d'altronde alcuni teologi riformisti islamici, che l'interpretazione letterale e conservatrice del Corano può portare al ricorso alla violenza e alla persecuzione nei confronti dei cristiani che, in nome della Trinità, vengono considerati alla stregua dei politeisti. Ora l'auspicio è che il nuovo Pontefice guardi all'islam e ai musulmani con rispetto, ma al contempo nell'amore per la Verità e senza paura, ricordando che sulla sponda sud del Mediterraneo oggi governano, nella maggior parte dei paesi, i Fratelli musulmani il cui logo è rappresentato da un Corano, due spade incrociate (sic!) e dalla parola «Preparatevi» che è l'incipit del versetto 60 della sura VIII «E preparate contro di loro forze e cavalli quanto potete, per terrorizzare il nemico di Dio e vostro». (Valentina Colombo)


8 alleluia

29 novembre 2012. "La religione di Allah prevarrà su questa terra" (icn,news.com)
L'Islam è di gran lunga superiore agli Ebrei e ai Cristiani, ai Buddisti come agli Hindù
Tempio buddista dissacrato dai Musulmani. L'unica (legge) che Allah accetta è l'Islam.
e chiunque cerca qualsiasi altra (legge) che non sia l'Islam, non sarà mai accettato.
Chiese dissacrate dai Musulmani. I Cristiani sono "Kuffars" [infedeli] e può anche darsi che tu dica a te stesso: "No, no, no, sono innocenti
Nessun kuffar è innocente". Altro speaker (dopo esplosioni in chiese cristiane a Baghdad): "Anche voi troverete la vostra distruzione
perché la religione di Allah prevarrà su questa terra"

10 alleluia

1_2. tutto la jihadismo del sistema massonico, sotto egida ONU, UE, USA, Bildenberg, FMi, Spa, FED, BCE, OGM, mcro,chip.. tu uccidi i dhimmi, loro non sono di nessuno, forse di Putin. l'inevitabile tragedia contro, Israele e contro tutto il Genere umano]. 13 novembre 2012. I nuovi martiri. (di Giulio Meotti su Il Foglio del 12,11,2012) "Immaginate la furia indescrivibile che scoppierebbe nel mondo islamico se un governo cristiano a Khartoum fosse responsabile della morte di centinaia di migliaia di musulmani negli ultimi trent'anni. O se terroristi cristiani lanciassero delle bombe sulle moschee in Iraq. O se ragazze musulmane in Indonesia venissero rapite e decapitate sulla strada per andare a scuola, a causa della loro fede. Questi orrori sono impensabili, ovviamente. Ma sono capitati al contrario, con i cristiani vittime dell'aggressione islamista".
Una denuncia che non ti aspetteresti da chi ha ricevuto "il massimo onore al quale si possa aspirare nel campo della critica letteraria", come Thomas Stearns Eliot aveva definito il fatto di figurare fra i collaboratori del Times Literary Supplement, la rivista inglese in cui sono apparsi via via autori del calibro di Henry James, Edmund White, Aldous Huxley e George Orwell. Eppure Rupert Shortt fa parte di questa piccola cupola di eccelsi, in quanto figura fra i managing editor della celebre rivista.
Della "Christianophobia" parla il nuovo libro di Shortt uscito per Random House. Si tratta di un viaggio globale dentro alla persecuzione dei cristiani, "una fede sotto attacco". Un saggio in dieci capitoli che ci porta fra i cristiani del Maghreb, dell'Africa subsahariana e del medio oriente, dove sono perseguitati, muoiono o scompaiono in una lenta emorragia. Vittime appunto della "cristianofobia".
Shortt è andato a Jos, in Nigeria, gigantesco patchwork di religioni che ha preso fuoco da un anno; a Karachi, nel profondo Pakistan; fra le chiese protestanti della "moderata" Indonesia, ma anche nell'Orissa indiano e in Cina, dove la repressione contro il cristianesimo, da feroce che era, negli anni si è fatta più dissimulata (ogni tanto il regime decide che la legge ateistica è ancora in vigore e qualcuno ci rimette la vita, a cominciare dagli anziani sacerdoti, che a decine periscono e languono nelle prigioni di stato). E poi ancora in Egitto, dove i copti subiscono discriminazioni, minacce e aggressioni collettive e da quando è scoppiata la "primavera araba" sono scesi in trincea; in Siria, dove nella città di Rable, culla del cristianesimo paolino, terroristi hanno appena distrutto il santuario del profeta Elia; in Algeria, dove i cristiani sono costretti a subire discriminazioni continue. La situazione più drammatica è quella dell'Iraq, dove i cristiani sono vittime di estorsioni, rapimenti, torture e omicidi. Le chiese sono incendiate; molti sacerdoti, persino il vescovo caldeo di Mossul, monsignor Paulos Faraj Rahho, sono stati assassinati. Il medio oriente convive con la distruzione di popoli a partire dall'VIII secolo, ha spiegato l'armeno Herman Vahramian, scomparso nel 2009. La rassegnazione allo sterminio di massa è palpabile nella regione con un immaginario collettivo segnato dalle fila di crani umani innalzate dal feroce Tamerlano sul suo impero: "Col soccorso della memoria storica il modus vivendi dei variegati popoli mediorientali di oggi è diventato l'attesa di essere in qualche modo vittima di genocidio". Eppure il libro di Shortt, che non grida allo "scontro di civiltà" ma spezza la sindrome del silenzio su queste masse di assassinati ed esiliati, si apre su uno scenario ancora tutto da decifrare: un medio oriente senza cristiani. "C'è il rischio altissimo che le chiese scompaiano dalle terre bibliche", scrive Shortt. I numeri sono impressionanti, un verdetto. I cristiani erano il 95 per cento della popolazione mediorientale nel Settimo secolo, il venti per cento nel 1945, il sei per cento oggi e si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora. "Ci saranno ancora dei cristiani in medio oriente nel Terzo millennio?", si chiedeva il diplomatico francese Jean,Pierre Valognes nel libro "Vie et mort des chrétiens d'Orient", pubblicato nel 1994. No, secondo Shortt. Dalla Seconda guerra mondiale a oggi, dieci milioni di cristiani hanno preso la via dell'esilio dal mondo arabo,islamico. "La cristianità in Iraq può essere sradicata durante questa generazione", ha detto di recente Leonard Leo, a capo della commissione statunitense sulla libertà religiosa. Novecentomila cristiani hanno già lasciato l'Iraq dal 2003, stando a uno studio del Minority Rights Group International. Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad, ha predetto "l'estinzione della cristianità dal medio oriente". E pensare che la tradizione vuole che sia stato l'apostolo Tommaso a portare il cristianesimo in Iraq durante uno dei suoi viaggi verso la Persia nel I secolo.
La tanto decantata eterogeneità mediorientale si sta riducendo alla monotonia di una sola religione, l'islam, e a una manciata di idiomi e sparute comunità cristiane. Un rapporto del dipartimento di stato americano conferma l'analisi di Shortt. In Turchia da due milioni di cristiani si è passati agli attuali 85 mila, lo 0, 2 per cento della popolazione. In Libano, il paese arabo dove i cristiani maroniti per decenni hanno avuto il comando della nazione, si è passati dal 55 per cento della popolazione al trenta. In Egitto la popolazione cristiana si è sempre attestata sul venti per cento del totale: oggi è scesa sotto il dieci. Erano il diciotto per cento in Giordania, ma oggi sono il due per cento. In Siria le comunità cristiane rappresentavano un quarto della popolazione ma oggi sono scese al cinque per cento, cifre che si stanno sempre più dimezzando a causa della guerra civile in corso (il patriarca russo Kirill I ha appena evocato niente meno che la Rivoluzione bolscevica del 1917, con le sue sterminate "carcasse di chiese", per spiegare il futuro del patriarcato di Antiochia).
In Iran è in corso "la fase più oscurantista dei rapporti fra cristianesimo e Rivoluzione islamica", da quando nel 1979 l'ayatollah Khomeini chiese la chiusura delle scuole cattoliche e concesse a tutti i sacerdoti un mese di tempo per lasciare il paese. Considerati "amici dello scià" e "classe sociale d'élite", i cristiani sono stati arrestati a centinaia e gettati in carcere. Cristiani, cioè "impuri" perché non musulmani, a proposito dei quali Khomeini (il cui volto campeggia sul frontespizio del Ketob,e Ta'limate Dini, il manuale di religione usato dalle minoranze), metteva in guardia gli iraniani con suggerimenti del tipo "non toccate i loro oggetti" e "non mangiate con loro".
Secondo l'organizzazione non profit americana Open Doors, che ogni anno stila una preziosa World Watch List, il secondo paese classificato come più pericoloso per i cristiani dopo la Corea del nord è proprio l'Iran. Tanti i pastori assassinati, di cui Shortt rende conto. Il primo fu nel 1979 Arastoo Sayyah, un anglicano a cui fu tagliata la gola. Nel 1980 fu la volta di Bahram Deghani,Tafti, a cui spararono. Hossein Soodman venne ucciso nel 1990, Mehdi Dibaj nel 1994, il pastore Haik Hovsepian venne ucciso e sepolto in una fossa comune con un musulmano convertito al cristianesimo e Mohammad Bagheri Yousefi fu trovato impiccato a un albero nel 1996. Da allora numerosi cristiani sono stati arrestati e condannati a morte per attività legate al proselitismo, ma mai giustiziati. Molte chiese oggi sono state chiuse, decine di giovani iraniani, gran parte convertiti dall'islam, sono stati imprigionati e torturati, così come molti pastori sono finiti sotto stretta sorveglianza.

10 alleluia

2_2. tutto la jihadismo del sistema massonico, sotto egida ONU, UE, USA, Bildenberg, FMi, Spa, FED, BCE, OGM, mcro,chip.. tu uccidi i dhimmi, loro non sono di nessuno, forse di Putin. l'inevitabile tragedia contro, Israele e contro tutto il Genere umano]. 13 novembre 2012. I nuovi martiri. (di Giulio Meotti su Il Foglio del 12,11,2012)
Corea del nord e Laos sono tirannie comuniste e ateistiche in cui l'anticristianesimo è dogma di stato. A Pyongyang, da quando si è instaurato il regime nel 1953, sono scomparsi 300 mila cristiani e adesso si stima che vi siano 70 mila cristiani che soffrono nei terribili campi,prigione a causa della loro fede. L'Afghanistan è al secondo posto essendo un paese dove non esistono ufficialmente chiese (soltanto cappelle private dentro alle ambasciate). Segue l'Arabia Saudita, custode della Mecca e di Medina, che vieta ufficialmente ogni culto non islamico e di cristiani si parla ufficialmente soltanto nelle ambasciate.
"Si tratta di un genocidio in corso che meriterebbe un allarme globale", aveva scritto di recente sulla copertina di Newsweek Ayaan Hirsi Ali. Negli ultimi dieci anni la guerra di religione ha fatto duemila morti soltanto nello stato nigeriano del Plateau, tredicimila in tutta la Nigeria. "Cifre ottimistiche", dicono le organizzazioni umanitarie che parlano di eccidi ben peggiori. L'obiettivo delle stragi è cambiare la geografia religiosa del continente africano. Dal 2001 nello stato di Kano sono morte più di 10 mila persone, quasi tutte cristiane. Trecento chiese e proprietà sono andate distrutte. Gli sfollati non si contano. Dal 2009 a ora almeno cinquanta chiese sono state distrutte e dieci pastori sono stati uccisi dalla Boko Haram.
In Pakistan Asia Bibi, in carcere da due anni con una condanna a morte, è il simbolo più noto della guerra ai cristiani, strangolati nel grande paese asiatico di retaggio britannico sotto il tallone della legge sulla blasfemia. Molti cadono crivellati dai proiettili dei terroristi, come l'unico ministro cristiano, Shahbaz Bhatti ("questa è la fine del bestemmiatore", recita il volantino rinvenuto sul suo corpo). Un assassinio, racconta Shortt, preceduto da quello del governatore del Punjab, il musulmano liberale Salmaan Taseer, ucciso da una delle sue guardie del corpo per essersi espresso anche lui contro la legge sulla blasfemia.
La cronaca nera di questa strage è lunghissima. Il 18 novembre 1998 nove cattolici vengono sgozzati a Noushera. Nel novembre 2001 quindici fedeli uccisi nella chiesa di San Domenico a Bahawalpur. L'immagine di quei corpi avvolti in sudari bianchi fece il giro del mondo. Il 9 agosto 2002, tre infermiere sono massacrate nella chiesa dell'ospedale cristiano di Islamabad. Il 25 settembre 2002, sette dipendenti di una organizzazione di carità di Karachi sono rapiti, legati, imbavagliati e uccisi con un colpo di pistola alla nuca. Nella notte di Natale del 2002, tre ragazze sono maciullate all'interno della chiesa protestante di Chuyyanwali e il 5 luglio 2003 un sacerdote cattolico viene assassinato nella parrocchia di Okara. Fra le molte persone uccise a causa di questa legge c'è un altro Bhatti, il giudice islamico Arif Iqbal Bhatti, che avendo prosciolto due cristiani falsamente accusati di blasfemia venne assassinato da fanatici islamici nel 1996. I due cristiani vennero bruciati vivi davanti all'Alta corte di Lahore dove affrontavano il processo per blasfemia. Naimat Ahmer, insegnante, poeta e scrittore, è stato ucciso sempre con l'accusa di blasfemia.
Nel Sudan la cristianofobia assume forme molto diverse. Da decenni il governo autoritario dei musulmani sunniti nel nord tormenta le minoranze cristiane e animiste che vivono nel sud. Quella che è spesso stata definita una "guerra civile" altro non era in realtà che il tentativo del governo sudanese di annientare le minoranze religiose. La persecuzione è culminata nel genocidio del Darfur, che ha avuto inizio nel 2003. Nel Kordofan meridionale, i cristiani subiscono tuttora bombardamenti aerei, omicidi mirati, il rapimento dei loro bambini e altre atrocità.
Da essere il venti per cento nei Territori palestinesi, con epicentri Betlemme e Qalkilya, oggi i cristiani sono appena lo 0, 8 per cento del totale. Con l'avvento dell'Autorità nazionale palestinese nel 1994 si è registrata la fuga di tre quarti dei cristiani. "Le sempre più piccole comunità cristiane che vivono nei territori di Cisgiordania e Gaza sono probabilmente destinate a dileguarsi del tutto nei prossimi quindici anni a causa di crescenti angherie e sopraffazioni da parte musulmana", ha scritto Justus Reid Weiner, avvocato specializzato in diritti umani al Jerusalem Center for Public Affairs.
I cristiani stanno scomparendo vittime di matrimoni forzati, conversioni, percosse, furti di terreni, bombe incendiarie, boicottaggio commerciale, torture, rapimenti, molestie ed estorsioni. L'ultima vittima è stata la chiesa Battista di Betlemme, che l'Autorità palestinese ha appena dichiarato "illegittima", dal momento che il suo messaggio di riconciliazione che viene dagli Stati Uniti sfida la propaganda d'odio.
In Turchia la persecuzione anticristiana, che c'è sempre stata, ha assunto oggi il volto di una sistematica intolleranza, con la mancanza di seminari, il divieto per gli stranieri di diventare sacerdoti e la discriminazione spicciola che rende difficile trovare un lavoro, una casa, ottenere un documento. Come ha spiegato Joseph Alichoran, uno dei maggiori specialisti di storia dei cristiani d'oriente, "la maggior parte dei cristiani di Turchia ha subito un genocidio tra il 1896 e il 1923, e tra quelli che non sono morti la maggioranza ha scelto l'esilio piuttosto che restare in un paese negazionista". I cristiani turchi sono dei "sopravvissuti". Ne è un simbolo la borgata di Idil, un tempo completamente cristiana, oggi ridotta a una città fantasma.
L'esilio, l'alienazione e l'estraneità di questi cristiani d'oriente, pegno della più antica memoria cristiana del mondo, è rappresentato dal funerale dei tre cristiani assassinati a Malatya, in Turchia, un tedesco e due turchi, legati, incaprettati e sgozzati dagli islamisti nel 2007 soltanto perché stampavano delle Bibbie. Il funerale si è svolto nella chiesa Battista di Buca, nell'indifferenza totale della popolazione. I musulmani presenti erano solo i giornalisti e i delegati del sindaco. Dopo due ore di rito, i feretri sono stati trasportati al cimitero di Karalabas, inumati fra canti e sermoni all'ombra di due cipressi. Al posto della lapide un grande cuore rosso di metallo con sopra dipinte le parole "Yamasak Mesihtir Ölmekse Kazanç", tratte da san Paolo: "Per me vivere è Cristo, e morire un guadagno". Triste epitaffio alle ultime comunità che parlano la lingua di Gesù.

13 alleluia

tutto la jihadismo del sistema massonico, sotto egida ONU, UE, USA, Bildenberg, FMi, Spa, FED, BCE, OGM, mcro,chip.. tu uccidi i dhimmi, loro non sono di nessuno, forse di Putin. l'inevitabile tragedia contro, Israele e contro tutto il Genere umano]. 06 novembre 2012. Patriarca copto ortodosso egiziano: no a una costituzione ispirata alla sharia. Il Cairo (AsiaNews), Il nuovo patriarca della Chiesa copta ortodossa, Amba Tawadraus II, difende il ruolo dei cristiani e di tutte le minoranze nella futura Costituzione egiziana, ostaggio dopo degli islamisti dopo le elezioni vinte dai Fratelli Musulmani. Nel suo primo comunicato diffuso ieri sera su tutti i media del Paese il prelato sottolinea che la Chiesa si opporrà a qualsiasi iniziativa della Costituente per introdurre la legge islamica nel Paese. "Se il testo della costituzione sarà scritto solo da una parte della società, spiega, il Paese farà un enorme passo indietro". "Ciò che più caratterizza il nostro Paese, dichiara, è la presenza di cristiani e musulmani insieme in una stessa nazione. La diversità è la nostra più grande ricchezza". Eletto lo scorso 4 novembre, Amba Tawadraus II è stato vescovo della diocesi di Behayra (Rosetta, Delta del Nilo) ed ha studiato nel monastero di Amba Bishoy. Ex farmacista, il nuovo patriarca si è impegnato in passato nella riunificazione di tutte le chiese e, in particolare, dei copti della diaspora dispersi nel mondo. In questi giorni varie personalità internazionali ed egiziane, fra cui il papa Benedetto XVI e il presidente egiziano Morsi hanno spedito messaggi di congratulazioni al nuovo capo della Chiesa copta ortodossa. Oggi, Amba Tawardraus riceverà in visita una delegazione della nunziatura apostolica in Egitto.
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana spiega che il sostituto di Shenouda III è "una grande figura che conosce molto bene la situazione e i problemi della Chiesa copta ortodossa e della società egiziana". "Egli, continua, ha solo 60 anni e ciò dà speranza alla popolazione cristiana per un mandato di lungo periodo". Il sacerdote sottolinea che tutti i media del Paese hanno seguito passo dopo passo le varie fasi dell'elezione del patriarca, segno che dell'importanza dei cristiani in una terra a maggioranza musulmana. P. Greiche fa notare che nel mondo islamico si sono verificate due differenti reazioni alla nomina di Tawadraus II. I leader dei Fratelli musulmani, fra tutti il presidente Morsi, hanno espresso commenti positivi e di futura collaborazione con il capo della Chiesa copta per la costruzione del Paese. "Tale posizione, sottolinea p. Greiche, fa ben sperare per i futuri rapporti con la maggioranza politica del Paese". I salifiti invece hanno ignorato l'evento, rifiutando di congratularsi con i cristiani e sottolineando il primato della religione musulmana nel Paese.
"Questa mattina, racconta il portavoce della Chiesa cattolica, gli estremisti islamici si sono radunati davanti alle sede della diocesi di Shobra el,Khema (Il Cairo), bloccando l'entrata e lanciando slogan contro i cristiani, il patriarca e il presidente. Essi hanno appeso ai muri del quartiere una serie di cartelli che rinominavano il quartiere abitato dai copti "la nuova moschea di Mohammed Morsi". (S.C.)


14 alleluia

tutto la jihadismo del sistema massonico, sotto egida ONU, UE, USA, Bildenberg, FMi, Spa, FED, BCE, OGM, mcro,chip.. tu uccidi i dhimmi, loro non sono di nessuno, forse di Putin. l'inevitabile tragedia contro, Israele e contro tutto il Genere umano]. 24 ottobre 2012 , 08:07. Gli sciiti a un bivio. (di Carlo Manetti) L'insurrezione dell'integralismo sunnita in Siria non è che l'ultimo episodio, in ordine di tempo, dello scontro che, fin dalla morte di Maometto (632) ha contrapposto la maggioranza sunnita dell'Umma, vale a dire l'insieme di tutti i musulmani, nell'Islam elevato a livello dell'unica nazione ammessa tra i credenti, alla minoranza sciita. Il termine sciita deriva da "shīat Alī" (fazione di Alī). Nel Corano shīat viene usato come fazione, gruppo di partigiani/sostenitori, sia in senso elogiativo che in senso dispregiativo.
Il punto dottrinale di maggiore differenziazione rispetto ai sunniti riguarda il depositario della corretta interpretazione dell'Islam: questi ultimi lo riconoscono nell'Umma collettivamente intesa, mentre i seguaci di Alī nei discendenti della famiglia del Profeta, vale a dire nello stesso Alī, che ha sposato Fatima, l'unica figlia di Maometto a sopravvivere ed a generare, e nei suoi discendenti.
Questa contrapposizione ha immediatamente avuto riflessi politici e militari, che hanno condotto gli sciiti alla disfatta sul campo di battaglia ed alla conseguente persecuzione. Questo fatto ha contribuito a creare nella cultura sciita una mentalità da minoranza e la totale sfiducia nel potere politico, visto come malvagio di per se stesso ed a cui è doveroso, oltre che utile piegarsi, almeno fin quando non comanda cose contrarie alla fede. Questa congerie culturale ha prodotto l'aspetto etico più caratteristico dello Sciismo e, per contaminazione di tutto l'Islam, vale a dire la taqîya.
Questo istituto consiste nel diritto, quando non nel dovere espresso e codificato, di mentire a riguardo della propria fede, giungendo fino a negarla e/o distorcerla, quando questo sia utile ad evitare al credente un pericolo grave e reale. È da ciò che deriva la elevazione a valore morale e positivo della menzogna, la peculiarità forse più appariscente di tutta l'etica islamica. Altra conseguenza politica rilevante è, a differenza di ciò che avviene nel Sunnismo, una forte distinzione tra il potere politico e quello religioso. È quello che va sotto il nome di teoria quietista, di cui si fa interprete, ancora oggi la massima autorità sciita a livello mondiale, vale a dire l'ayatollah Alī al,Husaynī al,Sīstānī. Il quietismo trova il suo fondamento dottrinale nella teoria dell'imam nascosto, vale a dire il principio secondo cui l'ultimo imam non sarebbe morto, ma sarebbe stato nascosto alla vista degli uomini, fino al suo ritorno come Mahdi, alla fine dei tempi. Nel periodo compreso tra il nascondimento dell'ultimo imam e il ritorno del Mahdi, nessun potere politico è legittimo, nessuno è giusto. Nemmeno l'ascesa al potere in Persia della dinastia safavide e l'imposizione dello sciismo come religione di Stato, ad opera dello Scià Abbas I (1557,1629) ha mutato questo principio.
Fu solo l'ayatollah Ruhollāh Mustafā Mosavi Khomeyni (1902,1989) ad abbandonare tale linea con il suo velayat,e fakih (governo del giurisperito). Sotto l'influsso sunnita egli affermava la necessità di un governo interamente islamico, che, imponendo la vera volontà di Allah permettesse al buon musulmano di vivere come tale. Perché un governo possa essere veramente islamico occorre, sempre secondo il fondatore della Repubblica islamica iraniana, che non solo il detentore del potere politico sia un fedele discepolo dello sciismo, ma che i giurisperiti, vale a dire i conoscitori della vera interpretazione del Corano, controllino non solo la legislazione, ma anche ogni atto amministrativo dello Stato. Il mondo sciita si trova così oggi diviso tra un'interpretazione rivoluzionaria e, per certi versi, eversiva del suo rapporto con la politica, incarnata, però, da quella Persia che ne fu culla e ne è, a tutti gli effetti, guida politica e spirituale, ed il tradizionale quietismo propugnato da più della metà dei suoi fedeli e, soprattutto, sostenuto dalla sua suprema autorità religiosa. (Carlo Manetti)


24 alleluia

tutto la jihadismo del sistema massonico, sotto egida ONU, UE, USA, Bildenberg, FMi, Spa, FED, BCE, OGM, mcro,chip.. tu uccidi i dhimmi, loro non sono di nessuno, forse di Putin. l'inevitabile tragedia contro, Israele e contro tutto il Genere umano]. 23 ottobre 2012 , 08:50. Ma il difficile è convertire i musulmani. (su www.chiesa) Nelle prime due settimane del sinodo sull'evangelizzazione, sette vescovi hanno rotto il silenzio su un argomento tabù: quello delle conversioni dall'islam al cristianesimo. Ecco che cosa hanno detto CITTÀ DEL VATICANO, 20 ottobre 2012, Forse non tutti se l'aspettavano, ma è stata la questione islamica una delle più toccate nelle riflessioni che hanno occupato le prime due settimane del sinodo sulla nuova evangelizzazione.
Ha fatto molto rumore il filmato che il cardinale ghanese Peter Turkson, presidente del pontificio consiglio della giustizia e della pace, ha mostrato ai padri sinodali durante l'assemblea generale di sabato 13 ottobre. Un filmato pescato su YouTube che denunciava in modo rozzo, e con dati non verificati, l'avanzata demografica dell'islam anche a spese della cristianità. Il porporato ha successivamente chiesto scusa.
Ha fatto ugualmente rumore l'annuncio della visita in Siria, voluta da Benedetto XVI, di una missione sinodale guidata dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Della visita non si conoscono per ora le date e l'agenda: "Il Santo Padre ha disposto,"
È passato invece in sordina quanto detto da più prelati in riferimento a un tema che è solitamente tabù nel discorso pubblico della Chiesa cattolica. Quello delle conversioni dall'islam al cristianesimo. Il tema è stato affrontato da una mezza dozzina di prelati di altrettanti paesi, che hanno offerto informazioni ed analisi per certi versi inedite.
Il primo a parlare della questione è stato il vescovo assunzionista Louis Pelâtre, vicario apostolico di Istanbul in Turchia. "In alcune circostanze, ha spiegato il presule originario della Francia, diventa possibile anche l'annuncio di Gesù Cristo. Insieme ad altre pubblicazioni, il Catechismo della Chiesa Cattolica è stato tradotto in turco. I giovani entrano in contatto con la fede cristiana attraverso internet. Anche se siamo praticamente privi di accesso alle radio e alle televisioni pubbliche, possiamo ricorrere alle reti private, molto più utilizzate dai protestanti evangelici che dai cattolici. Da qui la necessità di operai ben preparati e qualificati per la messe che ci attende. A questo apostolato specifico non possiamo rispondere con la buona volontà e con l'improvvisazione". Da parte sua il gesuita Paul Desfarges, vescovo di Constantine e dell'antica Ippona di sant'Agostino, in Algeria, anche lui di origini francesi, ha fatto notare che il dialogo islamo,cristiano è messo oggi sì a dura prova "a causa delle correnti fondamentaliste", ma "anche a causa di una nuova situazione, che seppure gioiosa, provoca sofferenza nelle persone". "In alcuni dei nostri paesi, ha spiegato, abbiamo la grazia di accogliere fedeli che provengono da famiglie musulmane. In generale, essi erano tormentati interiormente già da tempo. Questi nuovi discepoli sono talvolta rifiutati dalle loro famiglie o comunque obbligati a mantenere una grandissima discrezione. Con il tempo, scoprono tuttavia che la loro storia spirituale con Dio è iniziata molto prima della conversione e che lo Spirito li ha guidati attraverso questa o quella persona musulmana del proprio ambiente che incarnava valori spirituali e umani. Questi discepoli ci ricordano, anch'essi, che il dialogo della vita è al centro della testimonianza del Vangelo". L'argomento delle conversioni dall'islam è stato toccato anche dal leader della più corposa comunità cattolica mediorientale, il patriarca maronita Béchara Boutros Rai, che risiede in Libano. "L'evangelizzazione nei paesi arabi, ha detto, è messa in atto in modo indiretto, all'interno delle scuole cattoliche, delle università, degli ospedali e degli istituti appartenenti alle diocesi e agli ordini religiosi aperti sia ai cristiani che ai musulmani. L'evangelizzazione indiretta è praticata soprattutto tramite i mezzi di comunicazione sociale, in particolare quelli cattolici che trasmettono le celebrazioni liturgiche e vari programmi religiosi. Constatiamo tra i musulmani conversioni segrete al cristianesimo".
Particolarmente articolata è stata poi la riflessione dell'arcivescovo Joseph Absi, ausiliare e protosincello a Damasco dei greco,melkiti di Siria, il quale ha registrato "l'apertura di alcuni musulmani al cristianesimo, favorita probabilmente dai mezzi di comunicazione attuali" e il fatto che "alcuni di loro sono persino riusciti a scoprire in Cristo il volto d'amore di Dio Padre".
Ma siccome, ha aggiunto, "i musulmani non riescono a distinguere i cristiani dagli occidentali, poiché per loro non c'è distinzione alcuna tra ciò che è religioso e ciò che è politico e sociale", accade che il comportamento degli occidentali, soprattutto a livello culturale e politico, in generale "nuoce alla sensibilità religiosa e nazionale, ai valori, all'etica e alla cultura dei musulmani" e quindi rappresenta "un ostacolo alla loro apertura nei confronti del cristianesimo e alla loro eventuale evangelizzazione".
Infatti, ha spiegato, "la maggior parte dei musulmani sono convinti che la rilassatezza dei costumi, lo sfruttamento dei popoli poveri e deboli, il disprezzo della religione musulmana che avvertono da parte degli occidentali, provenga dai cristiani o dal cristiano". Di qui la domanda su "come e cosa fare per evitare che i musulmani confondano cristianesimo e Occidente, cristiani e occidentali e si sentano scherniti, frustrati". E la richiesta al sinodo, di "soffermarsi su tale questione per cercare di evitare, nella misura del possibile, tensioni e malintesi e per far sì che i musulmani siano più recettivi nei confronti della Chiesa e del Vangelo".
Di avvicinamento o conversione di musulmani al cristianesimo non hanno parlato solo presuli di paesi arabi, ma anche pastori provenienti dall'Africa o dall'Europa. Il lazzarista italiano Cristoforo Palmieri, vescovo di Rrëshen in Albania, ha parlato infatti dell'urgenza di "evangelizzazione verso i fratelli musulmani che portavano e portano ancora radici cristiane, e che si mostrano aperti all'annuncio".
Mentre Raphaël Balla Guilavogui, vescovo di N'Zérékoré in Guinea, ha rivelato come alle giornate diocesane della gioventù organizzate nel suo paese "partecipano anche alcuni musulmani".
Particolarmente drammatica la constatazione di John Ebebe Ayah, vescovo di Ogoja in Nigeria, il quale ha sottolineato come "molti dei nostri fratelli e delle nostre sorelle musulmane sognano di convertirsi alla fede cristiana ma non possono realizzare ciò per paura di perdere la propria vita".
Come si può evincere da questi contributi, il fenomeno delle conversioni dall'islam al cristianesimo sembra ancora piuttosto ridotto nei numeri e fortemente contrastato da un mondo musulmano che nella quasi totalità delle sue componenti è ancora incapace di sopportare il diritto di poter cambiare religione.
In una intervista alla Radio Vaticana in lingua francese del 16 ottobre il cardinale Jean,Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ha ribadito che "il grande problema sta nel fatto che, nei paesi dove la legge musulmana è quella della maggioranza, fino ad oggi nessun musulmano accetta che la libertà di cambiare religione, o di sceglierla, sia iscritta in un testo giuridico".
Ed ha aggiunto: "In tutte le mie conversazioni con dei musulmani, spesso ben disposti, questo è stato un argomento tabù".
Il diritto di cambiare religione è invece ormai pacificamente acquisito nel mondo di tradizione cristiana. Con risultati a volte sorprendenti come l'impennata di conversioni all'islam che si sta registrando ad Haiti, segnalata dall'Associated Press e oggetto di notizia anche su "L'Osservatore Romano".
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Sullo stesso tema, in "Asia News", la drammatica lettera aperta di un algerino convertito dall'islam al cristianesimo, Mohammed Christophe Bilek:
, Musulmani convertiti a Cristo, malvisti dalla Umma e dalle comunità cristiane

26 alleluia

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29 alleluia

tutto la jihadismo del sistema massonico, sotto egida ONU, UE, USA, Bildenberg, FMi, Spa, FED, BCE, OGM, mcro,chip.. tu uccidi i dhimmi, loro non sono di nessuno, forse di Putin. l'inevitabile tragedia contro, Israele e contro tutto il Genere umano]. Islam: il video del card. Turkson presentato dal prof. R. de Mattei
Il 13 ottobre 2012 il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizie e Pace ha fatto proiettare all'assemblea dei Padri riuniti in Sinodo un video dal titolo "Muslism demographics" che mostra l'espansione dell'Islam in Occidente.
L'iniziativa ha suscitato il consenso di molti Padri ma anche la protesta di altri.
Vi presentiamo il video con il commento del prof. Roberto de Mattei.
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Islam: il video del card. Turkson presentato dal prof. R. de Mattei

32 alleluia

tutto la jihadismo del sistema massonico, sotto egida ONU, UE, USA, Bildenberg, FMi, Spa, FED, BCE, OGM, mcro,chip.. tu uccidi i dhimmi, loro non sono di nessuno, forse di Putin.] l'inevitabile tragedia contro, Israele e contro tutto il Genere umano.
19 ottobre 2012 , 08:29. I cattolici praticanti spariscono, le chiese diventano moschee. (di Giulio Meotti su Il Foglio del 18,10,2012) L'ultimo caso nella Loira francese. Da Amsterdam a Londra, centinaia di edifici cristiani trasformati in luoghi di culto islamici.
L'oriente è pieno di chiese trasformate in moschee, come la Omayyade di Damasco, la Ibn Tulun del Cairo e la cattedrale di Santa Sofia a Istanbul. Anni fa una profezia dello scrittore franco,romeno Emil Cioran gettò una luce sinistra anche sull'Europa: "I francesi non si sveglieranno fino a che Notre Dame non sarà diventata una moschea". Si è tornati a citare Cioran ora che la chiesa di Saint,Eloi a Vierzon, fra la Loira e la Borgogna, diventerà un luogo di culto islamico. La diocesi di Bourges, in mancanza di fondi e fedeli, l'ha messa in vendita e l'offerta più significativa, oltre a quella di aziende e commercianti, è arrivata dall'Association des Marocains. La "scristianizzazione" della regione ha spinto a dismettere la chiesa. Su 27 mila abitanti soltanto trecento sono praticanti e vanno a messa una volta alla settimana. Il quotidiano Berry Républicain rivela che siano stati i fedeli, in accordo con la diocesi di Bourges, ad appoggiare la scelta di trasformarla in moschea. Recentemente sono usciti i dati sul cosiddetto "sorpasso islamico in Francia", dove si costruiscono più moschee, e più di frequente, di chiese cattoliche, e ci sono più praticanti musulmani che cattolici. Il più noto leader islamico, Dalil Boubakeur, rettore della gran moschea di Parigi, ha ipotizzato che il numero delle moschee dovrà raddoppiare, fino a quattromila, per soddisfare la domanda. Al contrario la chiesa cattolica ha chiuso più di sessanta edifici sacri, molti dei quali sono destinati a diventare moschee secondo una ricerca del quotidiano Le Croix. Da anni gruppi musulmani stanno chiedendo ai cattolici il permesso di usare le chiese vuote, anche senza acquisirle, per risolvere i problemi di traffico provocati da migliaia di musulmani che pregano in strada.
Un fenomeno, quello della conversione delle chiese in moschee, comune a tutto il centro e nord d'Europa. In Olanda 250 edifici dove per oltre un secolo hanno pregato cattolici, luterani e calvinisti hanno cambiato di mano. Come la moschea Fatih Camii di Amsterdam, un tempo era una chiesa cattolica. O la chiesa di St. Vincentius, messa all'asta assieme ai confessionali, ai banchi, ai crocifissi e ai candelabri. A oggi oltre la metà della popolazione olandese fa parte dei "buitenkerkelijk", i senza chiesa, così come i cattolici sono diminuiti del settanta per cento. L'islam è considerato la "religione più praticata" in Olanda. Lo scorso gennaio Soeren Kern, senior fellow del Gruppo di studi strategici di Madrid, ha sciorinato i dati sulla proliferazione di moschee in ex luoghi di culto cristiani. In Germania, a Duisburg, la chiesa cattolica chiude sei chiese. A Marxloh l'unica chiesa che sopravvive, quella di San Pietro e Paolo, chiuderà alla fine dell'anno. In tutto il paese quattrocento chiese cattoliche e cento protestanti sono state chiuse. Ad Anversa è allo studio la trasformazione delle chiese inutilizzate in moschee. La Scandinavia vive lo stesso fenomeno. Per citare un caso, la chiesa svedese di St. Olfos è per metà a uso dei musulmani. La principale moschea di Dublino è un'ex chiesa presbiteriana. In Inghilterra diecimila chiese sono state chiuse dal 1960, e per il 2020 si prevede la chiusura di altre quattromila. Per citare alcuni ex siti cristiani, ci sono la Central Mosque di Brent, la St. Mark's Cathedral che oggi si chiama New Peckham Mosque e la ex chiesa metodista di Wesleyan. La moschea Didsbury, a Manchester, era una chiesa metodista, mentre una chiesa cattolica a Sydney, nella Nuova Scozia, diventerà presto una moschea. Anche a Clitheroe, nel Lancashire, le autorità municipali hanno concesso il permesso di trasformare una chiesa in moschea. Secondo i dati del Religious Trends nel Regno Unito, il numero dei frequentatori di chiese sta diminuendo a tale velocità che entro una generazione sarà tre volte inferiore a quello dei musulmani che vanno in moschea. (Giulio Meotti) ©, FOGLIO QUOTIDIANO


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